Quando si pensa alla Liguria, la mente corre il più delle volte al suo mare, ai borghi pittoreschi delle Cinque Terre e alle sue bellissime coste.
Eppure, nel cuore della regione si cela un piccolo gioiello tutto da scoprire, ancora poco conosciuto ma affascinante per la sua storia e le leggende che lo ammantano: si tratta della Valle Argentina, sita nel cuore delle Alpi Liguri ed estesa per circa 40 km all’ombra del Monte Saccarello.
Il paesaggio che si rivela agli occhi del visitatore è un alternarsi di zone montane verdeggianti e selvagge e di pianure digradanti dolcemente verso Arma di Taggia, frazione balneare del borgo di Taggia.
Cosa tratteremo
Alla scoperta di Triora e dei suoi dintorni
L‘Alta Valle Argentina è quella certamente più affascinante, e in un certo senso remota, dove hanno prosperato racconti che ancora oggi suggestionano i visitatori che si apprestano a visitare la valle durante un weekend.
Non si può a tal proposito non menzionare Triora, noto come “il paese delle streghe”: qui in effetti nel ‘500 un gruppo di donne fu accusato di stregoneria e di aver scatenato una carestia sul borgo. Subirono un terribile processo che le condannò prima a morte e poi al carcere, dove morirono di stenti: il Museo Etnografico e della Stregoneria è anche dedicato alle presunte streghe di Triora e ha sede in quella che è stata la prigione delle condannate.
Ogni carruggio e ogni angolo del paese trasmette un certo disagio, tra porte dipinte a tema e La Cabotina, quel casolare in pietra che si narra fosse il ritrovo delle streghe e che oggi è considerato addirittura infestato.
Di tutt’altro fascino è Poggio della Croce, il belvedere di Triora che regala la vista più bella sulle Alpi Liguri, sulla Valle Argentina e sulla sottostante Molini di Triora: questa località merita una sosta per via del Laghetto dei Noci, una tappa immancabile se si visita la Valle Argentina in piena estate, viste le acque fresche e cristalline di questo specchio lacustre.
Se si vuole fare un salto indietro nel tempo non si deve fare altro che attraversare Realdo e Verdeggia, le due frazioni di Triora completamente fuori dal tempo, in un silenzio quasi irreale e ritmi che nella società moderna sono solo un lontano ricordo.
Non lontano da Molini di Triora si trova la località di Drego, punto di partenza per un’escursione alla colta di Ciotto di San Lorenzo: attraversando file fittissime di faggete di Bosco di Rezzo, in poco più di mezz’ora si arriva a questa depressione naturale utilizzata per fare pascolare le greggi.
Proseguendo oltre e costeggiando i resti dell’Eremo di San Luca, si raggiunge il Passo della Mezzaluna, nella sua tipica forma a ferro di cavallo completamente avvolto dalla vegetazione.
Dal borgo più romantico della valle a Taggia
Prima di scendere più a valle, merita una visita il romantico borgo di Montalto, un piccolo gioiello tra carruggi, scalinate, portali in lavorata pietra nera e scalinate.
Il monumento simbolo del borgo è la famosa Loggia degli Innamorati, una graziosa costruzione affacciata sulla valle con all’interno due semplici panche, pavimenti a ciappe e un lampione. La leggenda narra che qui due giovani amanti si rifugiarono per sfuggire al Ius Primae Noctis imposto dal conte Oberto di Ventimiglia.
Prossima tappa di un weekend in Valle Argentina è Badalucco, il borgo incastonato tra due bellissimi ponticelli di pietra, tra cui il seicentesco Ponte di S. Lucia.
Dopo aver dato un’occhiata ai murales che punteggiano il borgo, aver visitato il Museo del Frantoio e gustato i tipici fagioli rudin del posto, non si può escludere dal tour una sosta a Bussana Vecchia.
Il borgo, abbandonato alla fine dell’800 a causa di un terribile terremoto, è rinato grazie a hippy e artisti che hanno occupato le case, riportandole a nuova vita, aprendo atelier, locali caratteristici e botteghe artigianali.
Il weekend nella Valle Argentina si conclude a Taggia, la patria delle olive taggiasche, considerata peraltro uno dei più borghi più belli non solo della Liguria ma di tutta Italia.
Il simbolo di Taggia è il duecentesco Porte Antico, bellissimo con le sue sedici arcate e l’edicola votiva posta all’ingresso del ponte: non si deve però sottovalutare il fascino del suo centro storico, dove sorgono eleganti edifici come il Palazzo Curlo (dove è stata firmata nel 1489 la pace tra i Doria, i ghibellini e i guelfi), quello di Asdente-Carrega risalente al ‘500 e chiese come il Complesso di San Domenico, un vero incanto con il suo chiostro, la chiesa gotica e gli splendidi affreschi.